L’erba del vicino è sempre più verde…ma non è tutto oro quel che luccica! Come sfatare i luoghi comuni sul mollare tutto e partire.

 

Avete mai pensato di mollare tutto e partire? Io si! E l’ho pure fatto.

 

Più di una volta, a dire il vero, e per ragioni diverse. Ma vorrei sfatare alcuni luoghi comuni perché, per mia esperienza, non è tutto oro quel che luccica.

 

Chissà perché abbiamo spesso questa tendenza a desiderare di vivere in un altro luogo, guarda caso magari identificandolo con un’isola esotica, come se i problemi e le difficoltà del nostro quotidiano altrove non esistessero. Sicuramente ci sono città, paesi, isole, in cui la qualità della vita è riconosciuta come “migliore” rispetto ad altre, ma in fondo si tratta anche di considerazioni molto soggettive perché ognuno di noi necessita di diverse condizioni ambientali, sociali, lavorative, oltre ad avere una personalissima e irrazionale interpretazione del “sentirsi a casa”.
Diciamo che ci conforta immaginare che esista un posto dove potremmo avere la vita dei nostri sogni, un luogo “idealizzato” dove poterci rifugiare con la mente e sognare che tutto sia come lo desideriamo.
Ma poi cosa accade quando ci si va davvero? Spesso, dopo un iniziale stadio di euforia per la novità, ci si rende conto che ovunque dobbiamo affrontare le stesse sfide: trovare casa, lavoro, nuovi amici, hobby. Ma soprattutto che ogni situazione ha i suoi pregi e difetti, e nessuna è perfetta. Quindi in fondo è più importante capire cosa conta davvero per noi, per contribuire alla nostra felicità e provare a cercarla dapprima dove siamo, poi eventualmente altrove. Non si risolvono i problemi fuggendo, non basta mollare tutto e partire per essere felici.

La felicità è dentro di noi, non nel luogo in cui viviamo.

 

Quando ho deciso di mollare tutto e partire: le mie esperienze di vita all’estero

 

Da bambina non ero un’amante dei cambiamenti (forse è tipico di ogni bimbo in quanto una certa regolarità è sinonimo di sicurezza). Ma dopo alcuni accadimenti nella mia vita, che hanno improvvisamente stravolto i miei equilibri, ho imparato non solo ad accogliere le novità, ma anzi a cercarle di tanto in tanto per dare un po’ di brio alla mia routine.
Così non è più stato un peso mollare tutto e partire per incominciare una nuova vita, perché era diventato per me sinonimo di “avventura” e di nuove opportunità.

 

I miei primi passi

 

Iniziai con l’università trasferendomi a Milano. Lo so, siamo ancora in Italia, ma dovete sapere che per chi viene da un piccolo paese come il mio, una città metropolitana quale è Milano rappresenta già un avamposto verso il mondo.
La maggior parte dei ragazzi della mia zona infatti all’epoca sceglievano università in cittadine vicine (tipicamente Pisa e Parma) in modo da poter fare i pendolari. Io invece scelsi Milano perché anziché il classico corso di lingue e letteratura offriva un piano studi misto di lingue, turismo, economia e marketing. Perfetto per me che, anche se andavo bene a scuola, ero focalizzata sull’ imparare qualcosa di più pratico per il mondo del lavoro. Ovviamente il fatto che la mia famiglia fosse originaria di Milano ha influenzato, dandomi la sensazione un po’ come se stessi tornando a “casa”, per riscoprire le mie origini.
Lì avevo inoltre la fortuna di avere a disposizione un appartamento sfitto dei miei nonni e quindi mi permisi “il lusso” di vivere da sola per 4 anni senza dover “per forza” condividere con altri studenti (anche se alla fine avevo amiche a casa e non mancavo di fare festa 🙂
Quella fu per me la mia prima vera Casa. Tutta mia.

 

 

cerimonia della laurea

Esperienza internazionale

 

Durante l’università trascorsi 1 mese di studio a Dublino presso una famiglia irlandese e amai il fatto di essere in un paese straniero, imparare la lingua, entrare in contatto con una cultura diversa dalla mia, conoscere gente nuova. Per la prima volta mi sentii libera e cittadina del mondo, uno status che era diventato un po’ il mio obiettivo quando lasciai la piccola località da cui provenivo in Toscana e dove soffrivo proprio la cultura “di paese”, per me da sempre stretta e limitante.

Solo a Bruxelles in 7 mesi cambiai 4 case, dando così il via a una serie di spostamenti che avrebbero caratterizzato la mia vita di quegli anni. Mi piace pensare al Belgio un po’ come il mio “debutto” in società, il Paese delle mie “prime volte” sotto tanti aspetti (leggi l’articolo Vivere in Belgio).

Parlamento Europeo Bruxelles

Parlamento Europeo – Bruxelles

Un sogno che diventa realtà

Da Bruxelles direttamente a Sydney, dove in 2 anni cambiai 3 case e svariati lavori. Una città, e un paese l’Australia, dove ci si sente al sicuro e si vive secondo i ritmi rilassati del “no worries” (non c’è nessun problema), il motto nazionale, che è anche una vera e propria filosofia di vita. Un’esperienza che mi ha insegnato tanto, un paese dove nonostante (o forse grazie) le difficoltà sono “diventata grande” e cresciuta anche professionalmente, per questo ancora oggi la sento un po’ come casa mia (Leggi la mia esperienza “downunder” in Vivere in Australia).

vivere in australia

Ritorno alle origini

Mollare tutto e partire dall’Australia per rientrare in Italia (non perché mi scadeva il visto ma per scelta!) è stata indubbiamente una delle decisioni più cruciali della mia vita.

Scrivendo queste righe oggi mi rendo conto che siano la dimostrazione del fatto che vivere all’estero non sia così facile come si possa pensare e che in fondo l’erba del vicino NON è sempre più verde!
Non a caso oggi sono di nuovo qui, in Toscana, nella mia Lunigiana, dove tutto ebbe inizio, perché la felicità si può trovare anche dietro casa, basta cercarla dentro noi stessi. (Per saperne di più leggi Perché vivere in Toscana)

Simona

 

vivere in toscana