Mi sono sempre definita un’amante del mare finché rientrata dall’Australia sono tornata a vivere nel mio piccolo paese in Lunigiana, nel nord della Toscana (scopri perché ho deciso di mollare tutto per tornare a vivere in Italia).
Avevo già 30 anni quando ho sperimentato per la prima volta un viaggio a piedi, un trekking di due giorni zaino in spalla e tenda, negli Appennini dietro casa (uno dei miei luoghi del cuore a km0).
Da allora sono tornata spesso a camminare in montagna, soprattutto alla scoperta dei Parchi vicino casa (Appennino Tosco Emiliano e Alpi Apuane), ma solo una volta avevo sperimentato un viaggio a piedi di tre giorni, nel Nord della Thailandia.

Vivo in Lunigiana, dove si intreccino ben tre cammini storici (Via degli Abati, Via Francigena e Via del Volto Santo) eppure non avevo mai sentito il “richiamo” verso questo tipo di esperienza, se non per brevi passeggiate giornaliere.
Tutto ha avuto inizio con il compleanno della mia migliore amica Juliana che da anni sognava di fare il Cammino di Santiago. Ho pensato di regalarle un weekend insieme sulla Via del Volto Santo (ti racconto la nostra esperienza in questo articolo).
E da lì diciamo che ci ho preso gusto fino ad unirmi per due settimane ad un gruppo di amici mai conosciuti prima, lungo un tratto di Via Micaelica in Toscana.

La Via Micaelica e la compagnia degli abbracci

Hai mai sentito parlare della Via Micaelica? Si tratta di un’antica Via che in passato connetteva l’Irlanda alla Terra Santa attraversando tutta la nostra penisola. Oggi questa Via è pressoché dimenticata e ricalca in parte altri cammini storici come la Via degli Abati, la Via Francigena, la Via del Volto Santo, la Via di S. Francesco.

Winki, esploratore e scrittore che ho conosciuto tramite Instagram acquistando alcuni suoi libri sull’Australia, ha intrapreso questo cammino nel 2020, partendo dalla Sacra di San Michele in Val di Susa in direzione Monte Sant’Angelo in Puglia, con l’intento di riscoprire questa antica Via e scrivere un libro sul potere trasformativo del cammino (scopri cos’è il turismo trasformativo).
Eravamo in contatto sui social e sembrava che la Lunigiana non fosse nell’itinerario, finché invece è arrivato proprio qui 🙂
Sono andata ad incontrarlo ed ho percorso con lui e il suo compagno di viaggio Mauro, un paio di giorni sui cammini vicinissimi a Casa, riscoprendo la meraviglia della mia Terra attraverso i loro occhi.

Luoghi a me familiari, come la tratta di Via Francigena da Filattiera a Virgoletta, hanno mostrato un altro lato di sé, o forse semplicemente sono stata io a vederli (e viverli) diversamente.
Viaggiare con loro mi ha permesso di staccare da tutto, rallentare, dimenticarmi delle mille cose da fare, perdendo la cognizione del tempo.
E’ stato semplicemente meraviglioso.

Giunti al termine della prima giornata mi dispiaceva lasciarli, come se fossero amici e compagni di lunga data, così decisi l’indomani di raggiungerli nuovamente.
Questa volta su un tratto che non avevo mai percorso che partiva da Pontebosio e, camminando quasi interamente nel bosco con bellissimi scorci sulle Alpi Apuane, conduceva a Fivizzano.

Tappa obbligatoria è stata Olivola, dove c’è una Chiesa dedicata a San Michele, testimonianza che la Via Micaelica passasse proprio da qui.
Grazie ad un incontro “del destino” abbiamo conosciuto una bellissima famiglia che aveva le chiavi della chiesa, altrimenti immancabilmente chiusa, così non solo siamo riusciti a visitarla ma abbiamo anche trascorso un paio d’ ore con loro a chiacchierare di Australia e vino autoctono. Mi è sembrato quasi surreale, eppure era vero!

Questa è stata solo una delle “coincidenze” vissute in questi due giorni in loro compagnia che hanno suscitato in me una forte curiosità verso il cammino.
Dopo una cena tutti insieme all’Agriturismo Di là dall’Acqua a Fivizzano ospiti di Giovanna, sono rientrata a casa sapendo che li avrei rincontrati.

Una settimana dopo decisi di raggiungere nuovamente Winki e Mauro in Garfagnana, dove nel frattempo si erano aggiunti altri compagni di viaggio (Andrea e Francesca), ponendo così le basi di quella che è poi stata definita la Compagnia degli Abbracci, per la caratteristica appunto di “donare” abbracci, cosa di per sé già singolare, ancora di più se immaginata in un periodo storico come quello della pandemia caratterizzato dalla diffidenza e distanziamento.

Li raggiunsi al Casone di Profecchia, vicino al Passo delle Radici, dove si sono unite anche Arianna con la splendida Anna Luce.
Il Passo delle Radici è stata una deviazione, una delle tante, che il cammino a volte ti porta a fare. L’intenzione era di fare un paio di passeggiate in zona, ma purtroppo il primo giorno non ha smesso un attimo di piovere, perciò ci siamo goduti il caminetto e l’ottima cucina dell’albergo dove soggiornavamo.
Il giorno seguente riusciamo a sfruttare un miglioramento del meteo per una passeggiata al Parco Naturale dell’Orecchiella.

Questi due giorni hanno rafforzato in me la voglia di intraprendere un viaggio a piedi insieme a loro. Sebbene li conoscessi così poco mi sono sentita perfettamente al posto giusto al momento giusto, scambiando sguardi che ti leggono dentro, sorrisi che riempiono l’anima, abbracci (lunghi, che vorresti non finissero mai) che trasmettono energia.
Al momento dei saluti era come se, in cuor mio, sapessi che li avrei rivisti.

Nelle due settimane successive feci in modo di organizzare lavoro e lezioni di danza per lasciarmi libera un po’ di giorni a inizio luglio e, appena ebbi conferma da Winki di dove si trovano (cosa non semplice visto che decideva giorno per giorno le tappe e itinerario), preparai lo zaino e salii su un treno in direzione Pratovecchio.
Ignoravo quanto sarei stata via e dove sarei arrivata. Avevo persino il dubbio di riuscire fisicamente a sopportare tappe da 15 km con uno zaino da 10 kg.
Questa totale mancanza di organizzazione è stata già di per sé una sfida per me visto che, causa deformazione professionale, sono solita organizzare tutto nei minimi dettagli. Ma in questo caso avevo deciso di affidarmi.

Sentivo il bisogno di dedicarmi del tempo per continuare questo cammino interiore di consapevolezza con cui il lockdown ha costretto tutti noi a fare i conti.
Ero certa che questo viaggio a piedi mi avrebbe aiutata a rallentare, ascoltarmi, tirare fuori emozioni e desideri sepolti e inascoltati.
Avevo ragione.

Esperienze trasformative del mio viaggio a piedi

Pieve di Romena: lentezza, condivisione, gratitudine

Non sono mai stata una persona religiosa, sebbene coltivi una forte spiritualità, perciò ammetto il mio scetticismo al mio arrivo alla Pieve di Romena, comunità cristiana a un paio di chilometri da Pratovecchio.
E’ qui che ha avuto inizio il mio cammino dove ho scoperto che si può viaggiare pur stando ferma.

Ho trovato una comunità “insolita”, basata sui principi universali di condivisione, amore e resilienza, trascendendo il tipo di credo.
Don Gigi ha creato un luogo di accoglienza per anime in cerca di pace, soprattutto per superare perdite e lutti. Nei tre giorni trascorsi qui non ho avuto modo di “incontrare” personalmente Don Gigi, eppure mi è sembrato di conoscerlo, in ogni sasso della Pieve e della Foresteria, nei mandorli piantati nel Giardino della Resurrezione in memoria delle persone scomparse, nel percorso della Resurrezione, nell’orto curato con amore da Davide, nelle lodi del mattino e della sera, dove scritture sacre di varie religioni si mescolano a canzoni, talvolta anche contemporanee, per innescare riflessioni e celebrare i sentimenti della gioia, fiducia, perdono e amore.

Essendo noi ospiti “inaspettati” non abbiamo potuto soggiornare alla foresteria quindi abbiamo dormito col sacco a pelo all’aperto per tre notti. Addormentarsi sotto le stelle e la luna crescente è per me una bellissima emozione che mi ricorda i campeggi selvaggi in Australia.
La prima sera ero così emozionata che non riuscivo ad addormentarmi e seguivo con lo sguardo la traiettoria della luna che pian piano si spostava verso ponente. In quel momento ero pienamente presente, non pensavo a nulla, niente aspettative, solo respiro in perfetta armonia col Tutto. Mi sono sentita di essere esattamente dove desideravo.
Durante il giorno partecipavamo alle attività insieme agli altri ospiti, dall’aiutare nell’orto, a cucinare, a togliere le erbacce nelle aiuole tra due chiacchiere e tante risate con Suor Giulietta e Mirella.
Ogni sera dopo cena era il momento del “fiume”, ovvero della condivisione delle sensazioni della giornata.

Tre parole racchiudono la mia esperienza a Romena:
LENTEZZA, la bellezza di semplicemente “stare” ed esser presenti, nel qui ed ora.
CONDIVISIONE con i miei compagni di viaggio e con anime belle che portano gioia e compassione a chi sta vivendo momenti bui.
GRATITUDINE, per aver vissuto tre giorni pieni di amore in cui ho sentito risvegliare la mia spiritualità e scopo della vita.

La frase che infatti più mi colpì colpita tra quelle della Via della Resurrezione (percorso in 8 tappe: umiltà, fiducia, libertà, leggerezza, fedeltà, perdono, tenerezza, amore) fu:

“Abituerò il mio cuore al suo orizzonte più lontano”

Questa frase di Rilke mi fece esplodere in lacrime appena la lessi risuonando in me con prepotenza. Da allora è stato per me come un mantra che mi ha accompaganta nel mio percorso di crescita ed evoluzione.
Per vivere l’Amore vero e incondizionato dobbiamo liberare il nostro cuore da condizionamenti e paure, sognare e lasciarlo volare.

Grazie Romena per questi insegnamenti. Grazie a tutte le belle anime che qui ho incontrato. Grazie a Filippo, direttore d’orchestra di questa splendida fraternità.

Luoghi spirituali della Via di S. Francesco: viaggio a piedi tra l’Eremo di Camaldoli e il Santuario la Verna

Ho ricevuto il battesimo e sono stata cresciuta secondo la religione cattolica, finché all’età di 8 anni, dopo la prima comunione, espressi il mio disinteresse e fortunatamente i miei genitori mi lasciarono libera di scegliere.
Negli anni mi sono interessata alla filosofia (più che vera e propria religione) orientale e buddhista, ma ad oggi non appartengo a nessun credo in particolare.
Tuttavia, durante questo cammino, è stato interessante attraversare luoghi di culto molto forti come l’Eremo di Camaldoli e il Santuario La Verna.

Saremmo dovuti arrivare all’Eremo il primo giorno di “vero” cammino, ovvero quando abbiamo lasciato la Pieve di Romena, tuttavia alle 17:30, mentre stavamo attraversando le foreste casentinesi a circa 2 ore di distanza da Camaldoli, un forte vento e nuvole minacciose ci hanno fatto preferire di fermarci.
Eravamo attrezzati per la pioggia ma abbiamo accolto questo segnale come un messaggio.
Affrontare un viaggio a piedi senza una tabella di marcia prestabilita essendo liberi di affidarsi al flusso vuol dire anche questo, saper riconoscere quando fermarsi o cambiare strada.
In quel momento ci è apparso il Rifugio Asqua, dove Sabrina e Stefania ci hanno accolti, ma te ne parlerò nel prossimo paragrafo.

Arrivati a Camaldoli rimasi scioccata dalla veste fortemente turistica di questo luogo, dove sulla via principale si affacciano numerosi bar e ristoranti e all’ingresso del monastero e relativa foresteria ad accoglierti c’è un listino prezzi del menu turistico. “Questo luogo non fa per noi”, abbiamo pensato proseguendo così fino all’Eremo, un paio di chilometri più sopra, dove siamo stati accolti dai monaci benedettini che ci hanno ospitati in una struttura con una camerata con letti a castello, cucina e bagno, rifocillandoci con del pane, formaggio, e una pesca a testa. Semplice, ma tutto ciò che serve dopo una giornata in cammino.

viaggio a piedi camaldoli

Visto il luogo particolare Winki ci propose di osservare il silenzio dalle 21.30 fino l’indomani mattina alle 7.30, orario delle lodi mattutine.
Sedere intorno al lungo tavolo in legno e cenare in silenzio senza incrociare lo sguardo dei miei compagni (tranne un paio di occhiate fugaci con Francy con la quale abbiamo un pò “barato”) è stata un’esperienza davvero particolare che mi ha portata ad essere pienamente presente e con lo sguardo rivolto all’ interno.

Dopo cena rimasi seduta al tavolo sorseggiando la mia tisana all’olio essenziale di lavanda (fiore ormai sempre presente nel mio cammino) mentre scrivevo sul mio “diario di viaggio”.
La mente scorreva sui due giorni di cammino appena trascorsi, sebbene fossi un minimo abituata a camminare in montagna con anche discreti dislivelli, il caldo e lo zaino stavano rendendo le cose un tantino più difficoltose. Mi chiesi se fossi in grado di camminare per giorni, ma ero consapevole che buona parte dipende dalla mia mente, dalla mia determinazione.
Leggendo la frase della mia tisana che si chiamava “peaceful moment” (momento di pace), chiusi gli occhi, e mi sentii un pò a Casa.
Andai a letto presto per riposare e dormii come un sasso.

Al risveglio incrocia gli sguardi sorridenti dei miei compagni e, anche se il tempo del silenzio era terminato, mi bastò quello, non servivano ulteriori parole.
Winki, Mauro e Francy si avviarono per partecipare alle lodi mattutine.
Io li raggiunsi poco dopo ma una volta giunta sulla porta della Chiesa, mi bloccai e sentii di non entrare.
Tornai fuori e ripercorsi un tratto di “foresta sacra” (come definita dai cartelli) che la sera prima avevamo saltato per accorciare la strada e arrivare prima che facesse buio.

Appena imboccato il sentiero feci un respiro profondo, alzai gli occhi verso le fronde di questi alberi altissimi e una frase mi apparve nella mente:

“This is where I belong”

Ovvero “E’ qui che io appartengo”. Non chiedetemi perché questa “illuminazione” mi sia arrivata in inglese, a volte mi capita di pensare cose in inglese o francese, che sono state per me delle seconde lingue. Fatto sta che in questa frase riconobbi il significato profondo di questo cammino a piedi.

Partiti da Camaldoli ci dirigemmo in direzione La Verna, fermandoci per un paio di tappe intermedie che racconto sotto.
Quello che vorrei raccontarti però è del giorno che siamo giunti al Santuario francescano La Verna, che è un luogo spirituale importantissimo per chi percorre il cammino di S. Francesco, visto che qui Francesco si ritirò per lunghi periodi di silenzio e preghiera e dove sperimentò la passione di Cristo.
Il santuario si erge su uno sperone roccioso a quasi 1300 metri di altitudine, circondato da una foresta di alberi monumentali e con una vista che spazia su tutta la Val Tiberina.

viaggio a piedi la verna

Winki era partito la mattina presto e ci aspettava al Santuario insieme agli amici del Parco Cristallo che ci avevano raggiunti per pranzo.

Era il 7 luglio, ma solo successivamente scoprii essere il mio compleanno Kin secondo il sincronario Maya, e che questi giorni avrebbero rappresentato per me un momento di forte creazione ed evoluzione.

Io, Francy e Mauro dopo colazione ci dedicammo qualche istante per praticare una meditazione di Deepak Chopra che mi toccò nel profondo, ormai mi stavo abituando a tutti quei “messaggi” che l’universo mi mandava.
Ci avviammo nonostante il tempo uggioso, che in realtà poi resse facendo pure uscire il sole.
Non mi sentivo al top della mia forma fisica quel giorno visto che mi era appena arrivato il ciclo (si lo scrivo perché non è un tabù, e chi è donna sa cosa significa).
Per tutto il percorso mi concentrai quindi sul respiro, accogliendo con pazienza i segnali che il mio corpo mi stava dando. Mi distraevo raccogliendo fiori, fragoline di bosco e foglie a forma di cuore che poi donavo nuovamente alla foresta.
Camminammo in silenzio, alzando di tanto in tanto gli occhi al cielo per scorgere le cime di questi alberi altissimi ricoperti di muschio che sembrano esseri animati, ci fermammo, togliemmo le scarpe, abbracciammo la natura ringraziando questo luogo incantato.
Dopo un passaggio tra un agglomerato di rocce che sembrava creare villaggi fatati, all’improvviso scoppiai a piangere.

viaggio a piedi foresta sacra

Piangevo per la bellezza a cui i miei occhi stavanno assistendo, per le energie sottili che non sono descrivibili a parole, per la consapevolezza sempre maggiore che stava crescendo in me grazie al cammino, e per la fortuna di poter condividere tutto questo con dei compagni di viaggio speciali, che in un abbraccio senza tempo erano pronti ad accogliere tutte queste mie emozioni.

Entrammo al Santuario con i nostri bastoni, a piedi scalzi e un gran sorriso sulle labbra, accolti da Winki e queste persone a me sconosciute ma che sentii subito come “famiglia”.

Il Santuario La Verna è indubbiamente un luogo con una grande carica energetica e spirituale, dove però personalmente non trovai la stessa “vibrazione” vissuta poche centinaia di metri più sotto nella foresta.
Smisi di giudicare, innanzitutto me stessa, per non provare lo stesso “coinvolgimento” di altre persone che intorno a me apparivano visibilmente mosse da grande trasporto verso questo luogo.

Ognuno di noi ha una propria spiritualità che sente ed esprime nei posti e nei modi che più sente affini. Smisi così di interrogarmi e di voler a tutti i costi definire il mio sentire, perché non c’è bisogno di dargli un nome per sapere che esiste.

La Natura è la mia Casa: cascate, luna piena, foreste e lupi

Il giorno che avevamo lasciato Pieve di Romena non arrivammo fino a destinazione, ovvero Camaldoli, ricordi? Avevamo preferito accogliere un “segnale” e fermarci al Rifugio Asqua, fu la scelta più azzeccata!

Stefania e Sabrina ci accolsero in questo splendido rifugio immerso nelle foreste casentinesi, coccolandoci con piatti semplici ma genuini in un clima davvero famigliare.

Ricordo ancora quando dopo cena Sabrina ci chiese con un pò di titubanza se poteva far entrare i lupi. Ci guardammo con aria interrogativa dando il nostro consenso immaginandoci dei pastori tedeschi. Quando entraromo due splendidi esemplari di lupi cecoslovacchi la stanza fu irradiata da queste presenze maestose che osservavamo incuriositi. Il maschio venne subito a conoscerci e sdraiandosi sotto i nostri piedi, mentre la femmina ci osservava diffidente da debita distanza.

Mentre Winki decise di rimanere a scrivere appunti per il libro, io, Francy e Mauro decidemmo di uscire a fare due passi nella foresta.
Il cielo era ancora coperto da nuvole, ci fermammo lungo il sentiero rimanendo in ascolto per un tempo indefinito.
Chiusi gli occhi e sentii prendermi per mano, appoggiai la mano destra libera sul cuore e respirai ascoltando il mio battito rallentare, affievolirsi fino a scomparire dal mio petto per trasferirsi nella mano sinistra connessa ai miei compagni.
Riaprimmo gli occhi, ci guardamo, e ci avviammo verso il rifugio.

Prima di rientrare ci accorgemmo che il cielo si stava schiarendo e si intravedevano alcune stelle. Attendemmo un attimo fino a che apparve, maestosa, luminosissima, la luna che in un paio di giorni avrebbe raggiunto la sua completezza.
Rimanemmo ad osservarne l’aurea dalle gradazioni verde e azzurre, vedendola ingrandirsi e muoversi come se saltellasse. Ci guardammo con stupore. Proprio così, l’avevamo vista tutti.
Un momento davvero potente che mi fece capire perché stavo facendo questo cammino e quanto la presenza dei miei compagni mi permettesse di amplificare questo “sentire”.

La mattina seguente ci alzammo prendendocela con comodo, si stava bene qui e Camaldoli non era lontana così decidemmo di partire dopo pranzo.
Approfittammo per accompagnare Sabrina a portare a spasso i lupi, osservando e imparando i loro atteggiamenti. Sono animali davvero affascinanti. Seppur addomesticati conservano caratteristiche di “veri” lupi.

Ho sempre amato camminare nei boschi ma mai mi era capitato di provare una tale meraviglia. Le foreste casentinesi e il percorso delle foreste sacre da Camaldoli a La Verna sono state per me qualcosa di inaspettato.

La luce morbida che filtrava tra gli alberi maestosi mossi dal vento qui sempre vigoroso, le foglie che attutivano i nostri passi come un tappeto sotto i nostri piedi scalzi, i suoni e profumi. Libertà.

Il 5 luglio era il giorno della luna piena quindi decidemmo di “spezzare” la tappa in modo da poterla celebrare.
Arrivammo poco prima del tramonto in un piccolo paesino, Frassineta, con una chiesetta e un bel giardinetto. Decidemmo di dormire lì con i nostri sacchi a pelo.
Ci rinfrescammo nelle vasche della fonte di acqua gelida, mangiammo frutta e pochi vivere rimasti, prima di salutare la luna con un rito tantrico guidati da Fra.

Ci addormentammo come sempre con i sacchi a pelo uno vicino all’altro e ci svegliammo col primo raggio di sole che faceva capolinea dietro ai monti.
Ci abbracciammo con l’emozione negli occhi di chi sta assistendo ad un miracolo dell’Universo.
Dopo un tuffo rigenerante nella fontana alle 6:30, ripartimmo per l’ennesima volta in direziona La Verna.

La salita tra le ginestre era molto piacevole, io continuavo come mio solito a mangiare fragoline di bosco 🙂 Giungemmo al paese di Rimbocchi dove realizzammo che nella vicina frazione di Biforco c’è una Chiesa di San Michele quindi, ovviamente, decidemmo di andare a vederla.
Questa deviazione inaspettata cambò i nostri programmi quando ci indicarono una cascata dove poterci rinfrescare.

Decidemmo di passare lì tutto il giorno, conoscendo tanti ragazzi del paese che formavano una comunità molto affiata e accogliente che ci invitò a fermarci anche la sera. Così ancora una volta, decidemmo di “stare”.

Ci ospitò Silvia che, oltre all’unico bar/alimentari del Paese proprio di fronte la chiesa, gestiva anche un bellissimo affittacamere.

Questa tappa è stata speciale per la sua piacevole imprevedibilità.
Inoltre, il fiume è il mio elemento per eccellenza quindi tuffarmi nell’acqua gelida fino sotto la cascata è stato un momento super rigenerante, che mi ha riportata un po’ a casa dove anche ho la fortuna di avere tanti fiumi e cascate meravigliose.

La magia del Parco Cristallo

Ricordi gli amici del Parco Cristallo che sono venuti a trovarci a La Verna? Bene ora te li presento 🙂
Milena, insieme ad altre splendide donne, è il motore di questo luogo magico, situato a Gesso, un piccolo paese alle pendici di una montagna di cristalli di selenite al confine tra Marche, Emilia Romagna e San Marino.
Ti chiederai come siamo finiti qui perché in effetti questo luogo non si trova sulla Via di S. Francesco che stavamo percorrendo, ma Milly (amica di Winki) ci ha letteralmente “rapiti” per quattro giorni, coccolandoci come se fossimo famiglia.

Insieme a lei suo fratello Paolo, che con la sua simpatia è riuscito a rubarmi un sorriso anche quando la mia “Sorella” Francy è dovuta partire.
Dodi, che con la sua dolcezza materna mi ha “accompagnata” verso la via di casa.
Honi, fotografa ufficiale dall’occhio attento, nonché anima al tempo stessa selvaggia e sensibile.
E poi Daniela e Luigi, Joanne, Loretta, Valter e tante anime belle che in questi giorni sono passate di qui.

Ma torniamo al Parco. Abbiamo dormito per le prime due notti nella yurta e le successive ospiti a casa di Paolo.
Per chi volesse soggiornare qui Milly e le altre “fatine del Parco” gestiscono un graziosissimo b&b, Casa Cristallo, dove in ognuna delle cinque camere sarete accolti dalle fate della casa. Le parole d’ordine qui sono Fantasia, Amore, Gioia e Sogni, direi che non si possa descrivere meglio di così questo luogo magico dove da allora torno regolarmente a fare visita.

A pochi passi dalla Casa si trova quello che all’apparenza può sembrare un “semplice” parco, ma appena si entra qui si ha l‘impressione di entrare in un’altra dimensione, accolti dal Giardino delle Fate, la Ruota dei Tarocchi e i campanelli mossi dal vento.
In questo spazio verde sono installate varie opere e spazi che invitano alla riflessione, tra cui la Ruota del Tempo Maya, il Tempio del Sole, l’Angolo della Dea e una riproduzione del Labirinto di Chartres.
Al Parco Cristallo tutto ha un richiamo all’Essere, in questo o in altri mondi, ed è bello “perdersi” tra i suoi spazi, fino a ritrovarsi.

Qui si organizzano vari eventi olistici. Noi partecipammo ad un’interessantissima meditazione con i cristalli, durante la quale provai varie sensazioni.
Nella prima parte tenendo in mano la pietra del sole entrai in uno stato quasi di trance di cui ricordo solo la sensazione di ondeggiare come fossi un girasole mosso dal vento.
La seconda meditazione invece la svolgemmo a coppie, io con una ragazza che non conoscevo accanto a me. Tenendo le mani giunte sopra il cristallo che ci venne dato, ci guardammo fisse negli occhi per un tempo non definito in cui ognuna di noi immaginava qualcosa di bello del proprio futuro. Nonostante i suoi occhi fossero malinconici io continuavo a sorridere e ci vedevo un sacco di cose felici di quello che immaginavo sarebbe stato il mio futuro.

La Domenica fu il momento di “Parco Aperto”, una giornata aperta al pubblico in cui vari operatori olistici mettevano a disposizione la propria arte e sapere. Decisi di partecipare anche io offrendo un laboratorio sul risveglio del femminino attraverso i quattro elementi e relativi chakra.
Vestita di bianco con la gonna di Fra che era partita il giorno prima, e una corona di fiori, accolsi delle splendide donne che si affidarono a me in questo percorso che dai piedi alla corona aiutava a stimolare lo sblocco di alcuni punti energetici spesso bloccati o repressi.
Il loro entusiasmo fece nascere in me l’intenzione di sviluppare ulteriormente questo piccolo laboratorio una volta tornata a casa. Sorrido a pensare a quanta strada ho fatto da allora. Quello fu un primo seme di quello che poi è diventato il mio percorso di crescita personale prima, e professionale poi, nell’accompagnare le Donne verso il risveglio del proprio femminile (qui trovi tutti i miei percorsi).

Dopo cena danzai intorno al fuoco accompagnata dal tamburo di Luigi che produceva un fruscio in grado di farti vibrare l’Anima.
Sentivo di non volermi esibire, sebbene è qualcosa di cui non mi vergogno, anzi lo faccio regolarmente in numerose occasioni. Ma qui era diverso, non sentivo la necessità di mettermi in mostra con tecnicismi, così chiusi gli occhi, respirai e semplicemente lasciai fluire i suoni e vibrazioni.

La danza in questo viaggio mi ha permesso di incanalare ed esprimere tante emozioni durante il Cammino. Ho danzato ogni giorno, sempre rigorosamente a piedi nudi in Natura, dialogando con il mio Io più profondo e allo stesso tempo con un albero, la luna, il fuoco, la mia sorella Francy.

Sono grata alla danza, che sebbene sia stato nella mia vita solo un “hobby” e non la mia principale attività lavorativa, ha sempre rappresentato un utile mezzo per esprimere la mia Essenza. Durante il cammino realizzai di doverle sicuramente dare più spazio. E così fu, diventando oggi uno strumento fondamentale nei miei percorsi di crescita e riconnessione al corpo.

E fu proprio al Parco Cristallo che il mio viaggio a piedi è giunto al termine. Presi la decisione di rientrare dalla sera alla mattina. Era arrivato il momento.

Quando ripenso a quegli ultimi giorni mi viene in mente solo una parola: caring, ovvero il prendersi cura. Dei nostri oste nei nostri confronti, di queste splendide donne e amiche l’una con l’altra, ed ognuno di noi verso se stesso.

Un luogo molto diverso da quelli che conoscevo ma di cui riconobbi subito la sua fortissima carica energetica. Partii promettendo a me stessa di fare ritorno un giorno. E da allora, sono tornata tante volte perché qui, mi sento a Casa.

Ritorno a Casa

Il viaggio di rientro fu un impatto violento con la “realtà” di quel periodo. Nelle mie 9 ore di viaggio tra passaggi in auto, due autobus e tre treni, circondata da mascherine, gel igienizzanti e persone che si muovevano a testa bassa senza incrociare lo sguardo, mi sentivo un po’ fuori dal tempo con lo zaino, il mio bastone da pellegrina, un cappello di paglia, un ciondolo per “richiamare” gli angeli per ricordarmi di non perdere questa connessione, e tanta luce che ho continuato a coltivare nel mio Cuore per tanto tempo condividendolo col mondo attraverso grandi sorrisi (e anche abbracci per i più impavidi 🙂

Quando si rientra da un viaggio ci si sente sempre un pò diversi, quasi alieni alla vita di tutti i giorni, soprattutto se si vivono esperienze forti come quelle vissute in questo viaggio a piedi.
Per giorni, anzi settimane, se non addirittura mesi, rimasi silenziosa, osservando il mondo intorno a me, così diverso da quello che avevo vissuto in quelle due settimane fuori dal tempo, sebbene questa volta non avessi attraversato terre e culture lontane ma la mia stessa regione!

Non fu facile riprendere i ritmi della quotidianità, mi portavo dentro un sacco di sensazioni e riflessioni che provavo a fatica a calare nella mia vita.

Passai un lungo periodo ancora assorta in quell’energia, aprendo gli occhi ogni mattina alle 06:30 per andare sul balcone rivolto ad est.
Stavo lì qualche istante, osservando le prime luci dell’alba e ascoltando il canto degli uccellini.
Mi sentivo infinitamente grata per ciò che avevo vissuto ma avevo anche la consapevolezza che nulla era come prima.

Porto ancora nel cuore quello che ho vissuto, un concentrato di emozioni e rivelazioni che in “solo” due settimane mi hanno condotta all’Essenza, alla connessione col Tutto.
Ho dormito sotto il cielo stellato svegliandomi con l’apparire del sole e il canto della natura, camminato a piedi nudi nella foresta, danzato con un albero mosso dal vento, e in onore della luna e del fuoco.
Ho abbracciato Madre Terra affondando le mani dell’erba, mi sono rigenerata nell’acqua gelida di una cascata e mi sono lasciata avvolgere dal grembo di Gaia.
Ho pianto, riso, ascoltato, meditato.
Incontrato anime belle, condiviso sorrisi, lacrime, silenzi e abbracci che fanno vibrare l’anima.
Ho provato Amore puro e incondizionato per la natura, per il prossimo, per l’Universo, per il Tutto, per me stessa.

Col tempo realizzati che il cammino fu solo l’inizio del vero viaggio, non quello fisico attraverso luoghi meravigliosi e incontri magici, ma quello interiore che mi ha portata pian piano a destrutturare tutto ciò che credevo essere la vita che avevo scelto, per intraprendere la via che la mia Anima desiderava.

No matter how far we travel, the most significant journey is the one you take within.

Accoglienza e ristoro lungo il cammino

Via del Volto Santo – Lunigiana

Pontremoli: Agriturismo Lucchetti Ferrari (solo pernotto)
Licciana Nardi (Amola): Agriturismo il Picchio Verde (pernotto e ristoro)
Fivizzano: Agriturismo Di là dall’Acqua (pernotto e ristoro)
Argegna: Camping Argegna e Casa del Pellegrino (ristoro)
Filetto: I Sapori del Borgo (negozio prodotti tipici)

Via di S. Francesco – Arezzo/Assisi

Pratovecchio: Il Giubbino (negozio prodotti tipici)
Foreste Casentinesi: Rifugio Asqua (pernotto e ristoro)
Camaldoli: Eremo di Camaldoli
Badia di Prataglia: Pensione La Foresta (pernotto e ristoro)
Biforco: Affittacamere Da Silvia (camere e appartamenti)
Chiusi de La Verna: Hotel Da Giovanna (pernotto, ristoro e ostello)
Sansepolcro: Foresteria S. Maria dei Servi (solo pernotto); Enoteca Berghi (ristoro)